Lumellogno: paese non italiano. La battaglia del 15 e 16 luglio 1922

Cartello stradale di Lumellogno

Le proteste per gli attacchi fascisti alle organizzazioni democratiche in varie località, avevano portato alla proclamazione dello scioperi. Si sapeva che a Lumellogno, frazione “rossa” della città di Novara, ci sarebbe stato un assalto contro il Circolo, centro della vita democratica del paese e sede dei Partiti Comunista e Socialista. Erano state quindi predisposte varie misure per respingere un eventuale attacco: da qualche giorno di notte era in funzione un servizio di difesa per impedire ai fascisti violenze e devastazioni. Durante la notte tra il 15 ed il 16 luglio passò però solo un camion di fascisti che neanche si fermò. È invece il giorno dopo, alle 16.30 circa, che una squadra di circa 25 fascisti, giunti in bicicletta, entra in un’osteria, per poi proseguire in direzione di Novara. Giunti all’altezza del Circolo però, I fascisti smontano dalle biciclette e tentano di entrare nei locali per devastarli. Respinti a colpi di bottiglia e bicchieri, si danno alla fuga, rincorsi per un centinaio di metri al di fuori del paese. Alle 18 dello stesso giorno tornano altri fascisti in bicicletta, seguiti da una corriera carica di fascisti armati e da una macchina caricata con numerose cassette di bombe a mano. In previsione di questo secondo attacco, la popolazione del paese si era predisposta in difesa scaglionando le forze per tutte le strade e i cortili. Alla battaglia partecipò tutta la popolazione, comprese donne e giovanissimi. Nonostante i fascisti fossero armati di armi da fuoco, mentre gli abitanti del paese di vanghe e tridenti, la resistenza fu feroce. Quando la battaglia arrivò all’estremo, iniziarono a cadere morti e feriti: veniva ucciso il segretario della sezione giovanile comunista, Angelo De Giorgi, mentre altri tre compagni venivano feriti. I fascisti giunti in bicicletta tentarono la fuga attraverso i campi, mentre quelli in corriera attraversarono il paese sparando sulla popolazione, causando altri due morti, Pietro Castelli e Giovanni Merlotti e sei feriti. Al centro del paese, dove la lotta era più aspra, cadeva il fascista Luigi De Michelis, mentre rimaneva gravemente ferito il fascista Portalupi di Confienza. Nessuno riuscì a mettere piede all’interno del Circolo. Pochi giorni dopo, in seguito alle ferite riportate, altri tre abitanti morirono: Gaudenzio Mazzetta, Giuseppe Galli e Carlo Cardani.

È particolarmente significativa la partecipazione collettiva alla difesa del paese da parte di tutti gli abitanti, tanto che Il giorno seguente De Vecchi pronunciava un violento discorso, incitando i fascisti presenti a mettere a ferro e fuoco Lumellogno se i fascisti dispersi non fossero ritornati in sede. La minaccia non venne mai messa in atto, tuttavia, mentre ovviamente i fascisti non vennero toccata. Il 13 agosto vennero arrestati nove abitanti di Lumellogno, tutti rilasciati dopo circa 15 giorni per “insufficienza di prove” tranne Gaudenzio Bigliani e Luigi Panza, entrambi prosciolti poi in istruttoria dopo due mesi di detenzione per “non provata verità”.

Alla “Mostra della rivoluzione fascista” tenuta a Roma dieci anni dopo, il luogo della battaglia veniva ricordato con la dicitura

“Lumellogno: Paese non Italiano”

Questo episodio ha portato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a conferire a Novara la Medaglia d’oro al valor civile per la resistenza del luglio 1922

Attribuzione della medaglia d'oro
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